I Volti Nuovi del Gruppo, Andrea Garosio: “Tra i professionisti mostrerò il mio valore, sogno di correre il Giro”

Prosegue il nostro percorso per conoscere meglio i Volti Nuovi del Gruppo nella stagione 2019. Attraverso questa rubrica andremo a presentare i corridori italiani che si affacciano quest’anno tra i professionisti. L’appuntamento odierno ci presenta Andrea Garosio, classe ’93 bresciano che ha firmato con la Bahrain-Merida dopo la sua ultima esperienza alla d’Amico Utensilnord. Il 25enne ha già corso con la divisa della formazione asiatica in qualità di stagista, sia nel 2017 sia nel 2018. Nella scorsa stagione ha preso il via al Gran Piemonte, facendo parte del team che ha aiutato Sonny Colbrelli a conquistare il successo in volata sul traguardo di Supinigi.

Come ti sei avvicinato al mondo del ciclismo?

Ho iniziato a sette anni, dopo un anno di indecisione tra il calcio e il ciclismo. Sinceramente non mi ricordo per quale motivo ho scelto il ciclismo. Provengo da una famiglia di calciatori, mio papà e i miei parenti avevano a casa delle coppe dei tornei vinti. Io chiedevo loro dov’erano quelle che mancavano, perché mi dicevano che avevano vinto tanti trofei e non erano tutti a casa. Loro mi dicevano che le avevano i loro amici: di conseguenza ho pensato: “Se vado in bicicletta, mi tengo io tutte le coppe”. Lì ho preso questa decisione. All’età di quattro anni avevo già iniziato a sciare, ma il primo e unico sport vero e proprio che ho praticato è il ciclismo.

Che tipo di corridore sei?

Mi ritengo uno scalatore puro. Preferisco corse dure con più salite, lunghe e impegnative. Sono un corridore da fondo.

In passato hai dichiarato di voler migliorare a cronometro. Stai già lavorando su quest’aspetto o te ne occuperai in futuro?

Confermo, le cronometro sono un po’ un mio difetto ma anche per il fatto che comunque nell’attività dilettantistica è difficile trovarne, sono davvero pochissime. In questi due ritiri ho iniziato a lavorare sia individualmente sia come squadra su quest’aspetto. Adesso sto già migliorando anche con la posizione, dovrei aver già trovato la mia ideale. Dal prossimo mese avrò anche la bici da cronometro a casa, quindi potrò lavorare di più.

Com’è stato il tuo impatto con il professionismo?

Sinceramente è stato molto buono. Sono arrivato preparato al punto giusto, non ho avuto intoppi nell’allenamento e sto facendo bene i miei carichi di lavoro. In questa fase perdere una settimana è determinante, invece per fortuna per ora sta filando tutto liscio. Pedalando con i miei compagni in ritiro ho visto che ho una buona condizione, secondo me decisamente migliore rispetto agli altri anni.

Per te non è una novità vestire la maglia Bahrain-Merida, sei stato stagista nel 2017 e nel 2018. Che esperienze sono state e cosa cambia ora che sei ufficialmente nel roster?

Il primo anno è stato sicuramente il più determinante. Ho fatto le corse più importanti, a livello di squadra sono stato fortunato ad aver corso con un bel gruppo: Nibali, Gasparotto, Pellizotti, Visconti… Tutto un buon gruppo, a cui ho dato il mio contributo. Ho fatto tutto ciò che mi dicevano, e questo secondo me è stato determinante per il mio passaggio. Nel 2018 ero già più avviato al grande salto di quest’anno, quindi ho fatto anche meno gare. Ho fatto tre o quattro corse, ma sono comunque riuscito a dare il mio contributo. Avendo già firmato, ero molto più tranquillo a livello di testa e di emozioni. Il primo anno da stagista è stato il più importante e gratificante, sono arrivato lì senza sapere come sarei stato accolto dai campioni. Sono stato contento perché ho lavorato bene, e in più mi hanno accolto bene in squadra. Tutto questo mi ha permesso di firmare.

A fine 2017 c’era già quindi una sorta di accordo verbale per il tuo passaggio da professionista in questa stagione?

Esattamente, c’era già un preaccordo. L’anno scorso sono andato in una Continental, anche se sinceramente non è stata una bellissima esperienza, ma negativa per tanti motivi. Però ero già quasi sicuro del passaggio e ho cercato di star tranquillo e concentrarmi di più su questo 2019. Come detto lo stage del 2017 è stato molto importante, probabilmente i miei compagni e lo staff hanno dato una buona parola in più al team manager.

Della tua carriera finora, qual è il tuo ricordo più bello? E quale il tuo rammarico maggiore?

Il ricordo più bello probabilmente è quanto ho vinto l’Internazionale Paganessi. Per il modo in cui è arrivato direi che è uno dei momenti migliori per me. Il rammarico è che tra i dilettanti non sono riuscito a esprimermi bene, per vari motivi. La riduzione delle corse a tappe non mi ha aiutato. Sono stato anche un po’ sfortunato, perché quando sono passato tra i semi professionisti tante gare sono diventate Under. Il mio rammarico quindi è non essere riuscito a esprimere tutto il mio valore tra i dilettanti. Voglio dimostrarlo ora tra i professionisti, è più importante.

Anche perché tra i dilettanti non ci sono percorsi che possano esaltare pienamente le tue caratteristiche di scalatore puro e fondista…

Esattamente, sono tutte gare per passisti veloci o comunque gente esplosiva. Poi io tra i dilettanti ho sempre corso in squadre grosse come Zalf e Colpack. Abbiamo sempre vinto tanto ed erano tutti forti, era quasi una guerra tra di noi ed era difficile riuscire a esprimersi ed essere superiore ai propri compagni. Tante volte quindi dovevo lavorare per i miei compagni.

Quali sono le tue corse preferite?

Mi piacerebbe sicuramente correre il Giro d’Italia, è quella che vorrei fare maggiormente con i professionisti. Nei miei programmi di quest’anno non c’è, però il programma può variare. Poi ovviamente sogno il Tour e la Vuelta, quindi tutti i Grand Tour. Il Tour è credo il più difficile, è un po’ diverso dagli altri. Devi essere anche più passista, c’è tanto da limare e tanto nervosismo in gruppo, quindi forse il meno adatto alle mie caratteristiche. Altrimenti mi piacerebbe la Liegi-Bastogne-Liegi, che ho già corso con i dilettanti. Anche il Tour of The Alps mi piace molto, l’ho già corso con la nazionale nel 2017 e mi è piaciuto molto.

Che programma hai per questa stagione?

Il primo febbraio vado al Teide, anche se non avrei dovuto, ma sostituisco un infortunato. Inizio in Oman il 16 febbraio, poi forse faccio il Larciano in Italia. Poi dovrei fare il Giro dei Paesi Baschi e il Tour of the Alps, e a maggio il Tour of California. È possibile che partecipi anche al Giro di Romandia, ma non è detto. Da aprile al 20 maggio dovrei essere molto impegnato. Poi bisogna vedere: se verrà organizzato il Giro di Sicilia bisognerà vedere dove sarà collocato nel calendario e se la squadra deciderà di essere presente. In quel caso potrei prendervi parte.

Se potessi scegliere una vittoria di tappa in un Grand Tour, dove ti piacerebbe vincere?

Senza dubbio sul Mortirolo, o in una tappa che lo comprenda. Io ho la casa in quella zona, se dovesse capitare sarebbe lo scenario migliore. Ho tanti tifosi là, mi alleno su quelle strade ed è la mia seconda casa.

A quale corridore ti ispiri?

Quando ero più piccolo mi ispiravo a Contador, per due motivi. Il primo è che compie gli anni il mio stesso giorno, quando sei piccolino pensi a questi dettagli. E poi perché dava sempre spettacolo, attaccava spesso in salita e mi piaceva il modo in cui pedalava. In questo periodo di sicuro Nibali, non solo perché sono il suo compagno di squadra ma proprio perché, come Contador, dà molta imprevedibilità e spettacolo nelle corse a tappe. Entrambi ci mettono sempre qualcosa di loro.

In squadra hai legato di più con Vincenzo o con Colbrelli, che è bresciano come te?

Sono più legato con Sonny, con Vincenzo c’è un rapporto diverso. Anche con lui vado d’accordissimo, come con suo fratello. Anche con Vincenzo sto instaurando un bel rapporto. È molto disponibile, mi dà sempre qualche consiglio.

E invece con Stephen Williams, l’altro neo-pro’ Bahrain-Merida di questa stagione, hai avuto modo di confrontarti?

Ho avuto occasione di incontrarlo solo una volta ad agosto in Francia, ad una corsa a tappe. Nel primo ritiro siamo stati un po’ insieme e abbiamo scambiato qualche battuta, mi è sembrato un bravo ragazzo e simpatico. Siccome lui si è fatto male presto nel primo ritiro è uscito pochissimo in bici con noi, quindi non abbiamo avuto modo di scambiarci molte parole. Mi sembra un ragazzo determinato.

Per questo grande salto da professionista senti di più la pressione o la volontà di metterti in mostra?

Di sicuro la seconda, la voglia di mettermi in mostra e mostrare le mie qualità. Adesso ho anche meno pressione, mi sento più tranquillo. Forse anche perché non sono ancora iniziate le gare. È maggiore l’ambizione, la voglia di fare bene nelle competizioni.

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